Sonate a 2-3-4 Istrumenti De quali una è composta in Canone, & vn'altra ad immitatione di versi che sogliono fare diversi animali brutti. Opera Ottava di Stefano Pasino. Dedicate alli molto Ill.ri Sig.ri Deputati Sindaci e Consilieri di Lonato. - In Venetia, 1679, Apresso Francesco Magni detto Gardano. - in fol. Violino secondo (segnato B); Basso viola (segnato C); e Basso continuo (segnato D). In tutto opuscoli tre mancanti del Violino primo.
Trascrivonsi alcuni brani della interessantissima dedicatoria che tutt'intera meriterebbe di veder la pubblica luce. Molto Illustri Signori Deputati Sindaci e Consilieri Furono più volte invitati gl'Israeliti quantunque afflitti e carichi di catene a ripigliar talhora i lor Jnni e far sentire in Babilonia le lor Canzoni. Ma come poteuan essi trouar flato per darlo al canto, se già tutto l'haueuano consumato negli aneliti e nè singhiozzi ? Amareggiati da sì importuna richiesta appesero gli organi musicali à gli amari Salici dell'Eufrate, e con lugubre e dissonante lamento Quomodo cantabimus, andauano ripetendo, quomodo cantabimus canticum nostrum in esilio sì duro, in cattiuità sì penosa ? Io nelle calamità di que miseri raffiguro descritta al viuo l'Istoria miserabile ma vera delle mie passate sciagure. L'animo al solo rammentarle s'inhorridisce; ne voglio funestar questo foglio col raccontarle. Feci allhor chiara proua che la musica non s'accompagna col lutto. Seccatasi in me ogn'altra vena fuor che quella delle mie lagrime, mi conobbi sordo ad ogn'altra armonia, fuor che a quella de' miei sospiri. Dato perciò vn disperato e lamenteuole Addio ai toni, alle consonanze, sospesi ad vn arido e nudo tronco l'organo taciturno, e la cetra non più canora. Nè mi sarebbe mai più caduto in pensiero di stender la mano agli abbandonati stromenti se non che, come già disse quel Pastorello, Deus nobis haec ocia fecit (Virg. Ecl. 1). Quand'io manco me lo credea feci passaggio da vn torbido cielo, che per me non seppe mai piouere che disgrazie, ad vn ciel sereno, che m'è sempre stato cortese di lieti influssi; da vn suolo non d'altro per me fertile che d'affanni, ad vna terra tutta ondeggiante di latte e mele; da vna Babilonia ad vna Gerusalemme; cioè da vn loco di tormenti dou'io gemeua sotto le assidue sferzate dell'arrabbiata Fortuna, ad vna stanza di paradiso, ch'è stato veramente per me Visio Pacis. Di quest'ozio non ozioso, di questa mia studiosa quiete, fù Dio l'autore, deus nobis haec ocia fecit: Voi ne foste i Ministri Voi gli Angioli esecutori Molt'Illustri Signori Deputati Sindaci e Consilieri. Voi m'inuitaste benignamente à raccogliere le mie trauagliate fortune nel seno d'vna beata tranquillità: e s'io per l'addietro hauea prouate le disauuenture del Popolo di Israele, ciascun di Voi fù con me benefico al par di Ciro, con questo solo diuario, che Ciro mandò gl'Israeliti lungi da sè, Voi mi chiamaste vicino à Voi ... Ed io appena hebbi posto piede in Lonato, che mi sentij trasformato in tutt'altro da quel di prima; e non essendo più musico nuouamente musico, vi diuenni. Nè mi prendo già maraviglia che si formino si ageuolmente i musici in una Patria che generò tanti musici e che può dirsi Metropoli della musica. S'io qui volessi raccorre il numero di vostri Concittadini che resero gloriosa quest'Arte e si resero gloriosi in quest'Arte, Ante diem clauso componet Vesper Olympo (Virgil. Aen. I. 1). Basti ricordare vn Verdina, che nelle più eccelse Corti d'Europa solleuò la sua Musica fino ad esservi accarezzata da Principi, corteggiata e riuerita da Cavalieri. Basti far menzione d'un Bertola, delle cui lodi ancor risuonano i Tempi ed al cui nome servuon di tromba quegl'istessi stromenti, ond'egli rese maestosamente sonore le Sagre Cappelle di Lombardia. Ne puosso quiui senza rimorso passare sotto silenzio un Lafranchi non meno à me congiunto per uniformità di studii che per simiglianza di genio, e per corrispondenza d'affetti; Gran Lume della Musica, ma Lume tuttavia crescente, che con si chiaro mattino ben fà conoscere quale e quanto debba essere il suo meriggio. Questi ed àltri ch'io potrei nominare con sommo honore, molto son obligati alla Musica, che li rese, e li rende chiari fra gli Huomini ma non sono men tenuti alla patria, che alla Musica li produce. Chi nasce in Lonato nasce alla Musica, ò per esercitarla ò per proteggerla. Fù lor prégio l'esercitarla: vostra lode è proteggerla: e se quelli si segnalarono esercitandola, Voi proteggendola assai più d'essi v'immortalate. L'esercitarla è opera da Privato, il proteggerla: è azzion da Principe ... Ben val ragione che se Voi operaste meco da Principi io da Principi non vi destingua. Non è gia ch'io presuma che l'Opre mie sieno tributo degno di Principi; ma io non so riconoscer i Principi in altro modo che col far loro tributo dell'Opre mie, le quali tutte furono da me dedicate à gran Principe e tal vna al Maggiore di tutti i Principi: Ma queste mie Geniali fatiche, che vengon hora alla luce, à Voi più che à qualunque Principe son douute. sì perchè son nate nel vostro, sì perchè da Voi riconoscono il beneficio dell'esser nate Onde sopra di esse Voi potete giustamente pretendere quella sonranita di dominio che à Principi s'appartiene. A voi dunque più tosto che à qualunque Principe le offerisco. Nè mi resta loco à dubitare che s'elle par sono vostre, non habbiate ad accoglierle come vostre; e se mostraste benignità di Principe nel dar loro agio di poter nascere, non siate per usar con esse altresì magnanimità di Principe nel gradirle. Di V.V. M.M. I.I. Diuotissimo, et obblig. Seru. D. STEFANO PASINI Più cose sono da ponderare in questa dedicatoria; e prima i passati infortunii dell'autore; poi gli encomi da lui prodigati al Verdina, al Bertola, e al Lafranchi; e infine l'aver esso intitolate a gran principi le antecedenti sue opere impresse. Il lavoro del Pasini consta di dodici sonate a stromenti da arco fuor dell'ultima ch'è per «due Cornetti Trombon Tenor e Trombon Basso». A tergo della dedicatoria è impresso un cattivo Sonetto d'ignoto poeta in lode del Pasini; al nome del quale veggendosi preposto il D. riteniamo ch'egli fosse sacerdote.
|