Di Alessandro Piccinini bolognese Intavolatura di liuto et di Chitarrone Libro Primo, nel quale si contengono dell'vno & dell'altro stromento Arie, Balletti, Correnti, Gagliarde, Canzoni, & Ricercate musicali & altre à dui e tre liuti concertati insieme; Et vna inscrittione d'auertimenti, che insegnano la maniera & il modo di ben sonare con facilità i sudetti stromenti. - In Bologna, 1623. Appresso gl'Heredi di Gio. Paolo Moscatelli, negl'Orefici. - in fol. {Due carte non numerate in principio, e una in fine per l'errata, poscia pag. 132.}
La dedicatoria Alla serenissima Prencipessa l' Infante di Spagna donna Isabella Arciduchessa d'Austria e sottoscritta da Bologna li 2 agosto 1623. Il Piccinini perfezionò il Chitarrone ed invento la Pandora. Ebbe due fratelli, de' quali così trovasi da lui scritto al Cap. 33, pag. 8: «Le quali compositioni sono di quelle che due altri miei Fratelli & io suonauamo già quando erauamo tutti tre al seruizio del Serenissimo di Ferrara e poi dell' Illustrissimo & Reuerendissimo Sig. Cardinale Aldobrandino, de quali Girolamo, il qual suonaua con maniera più graue, & suonaua il Liuto maggiore morì in Fiandra al servuigio dell' Illustrissimo Monsignore Bentiuoglio Nuncio gli anni passati, & hora Cardinale, & Filippo il qual suonaua più capriccioso & suonaua il Liuto più piccolo, hora si ritroua al servuizio della Maesta Catolica molto fauorito, il qual concerto da chi è stato vdito pareua che fosse non poco lodato per l' vnione sopraddetta, & per l' intelligenza e rispetto che l' vno A l'altro di noi portaua, operando l'essere Fratelli che l' vno stimaua l' honore dell' altro come suo propria, il che ne i concerti e parte principale à non voler superare il compagno; e serua per auuertimento di non poca importanza.» Prosegue quindi al Capitolo 34, pag. 8, parlando dell'Arciliuto e dell' inventore di esso: «Doue ho nominato il Liuto hò voluto intendere ancor dell'Arciliuto per non dire; come molti dicono, liuto Attiorbato, come se l' inuentione fosse cauata dalla Tiorba, ò Chitarrone per dir meglio, il che è falso; e lo so io, come quello che sono stato l' inuentore di questi Arciliuti: anzi hauend' io fatto fare li primi, come se detta inuentione per all' hora fosse poco stimata, per ispatio di due anni non si vide abbracciata da nissuno, nè si vedeua alcun simile stromento fuorché quelli ch' io faceua fare. Pure e stata poi ultima perfettione al Liuto, & hà data vita al Chitarrone. Et che ciò sia vero, si sa, che essendo io l'Anno 1594 al servuigio del Serenissimo Duca di Ferrara, andai a Padoua alla bottega di Christofano Heberle, principalissimo Liutaro, & li feci fare per proua vn liuto di corpo cosi longo che servuiva per tratta de i contrabassi et haueua due scanelli molto lontani vno da l' altro & riusci di poca voce, perché nun si poteuano toccare i contrabassi appresso lo scanello; tal che ne feci fare vn' altro con la Tratta al manico, & riuscì buonissimo; poi simile a questo ne feci far tre altri con maggior diligenza e riuscirono isquisiti; i quali tutti portai a Ferrara, doue dal Serenissimo mio Signore, & dall' Eccellentissimo Principe di Venosa, che all' hora iui si trouana furono con grandissimo gusto vditi, e motto lor piacquero quei Bassi cosi sonori; e Sua Altezza ne dona due al suddetto Principe di Venosa, il qual con essa lui li porto alla volta di Napoli, & ne lasciò vno in Roma, che poi capita alle mani del Caualjer del Liuto, il qual sempre l' adoperò, gustandoli infinitamente tal inuentione; & essendo io à Roma, dopo la morte del Cavalier sopradetto, il medesimo Liuto mi ritorno alle mani. Quell' altro poi Arciliuto del corpo longo detto di sopra, quand' andai al seruitio dell' lllustrissimo Cardinale Pietro Aldobrandino, lo lasciai in Ferrara al Signore Antonio Goretti, mio tanto caro amico, il quale ancora lo conserua nel suo celebre Studio di musica, doue non solamente hà in vna camera ogni sorte di stromenti antichi e moderni, tanto da fiato quanto da corde, di bellezza e bontà isquisiti, ma tiene ancora con ordine bellissimo in vn' altra Stanza tutta la Musica Antica, e Moderna, così da Camera, come da Chiesa, che sia possibile ritrouarsi.» Al Capitolo 22, carte 5, parlando dei fabbricatori di Liuti in Bologna, e curioso ciò che egli scrive: «Già molti anni sono che in Bologna si faceuano Liuti di bontà molto eccelenti, o fosse l'esser fatti di forma lunga a similitudine di pera, o fosse l' hauer le coste larghe, che l' vno fa dolce, e l' altro armonioso; basta che per la loro bontà erano molto stimati, & in particolare da Francesi, i quali son venuti a posta a Bologna, per portarne in Francia, pagandoli tutto quello che era loro domandato, talchè pochissimi hora se ne trouano ... Dico similmente, che il Chitarrone armato di corde di cetra, come s' vsa particolarmente in Bologna, rende armonia molto suaue & apporta leggiadra nouità all' orecchio. Hora che gli hò leuato alcune imperfettioni, e trouato altro modo di fabbricare detti stromenti, che di bontà sono migliorati assaissimo hauendoli rimesso la quinta corda e la sesta, & li contrabassi di fila d' argento et ogni contrabasso con la tratta longa e corta conforme il bisogno, ho accresciuto armonia straordinaria et chiamano questo stromento cosi fornito Pandora ecc. » L'opera è tutta in notazione di Liuto. Il Fantuzzi citò questo autore col cognome Piccini. Da quanta egli scrive a pagina 8, e confrontando le date, è da ritenersi il Piccinini inventore dell' Arciliuto, e non il Kasperger come asserisce il Bonanni: Descrizione degl'istromenti armonici. Roma 1776, pag. 113. G. G.
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