Messe dell'Abbate Domenico Dal Pane Soprano della Cappella Ponteficia a Quattro, Cinque, Sei, & Otto Voci, Estratte da esquisiti Mottetti. del Palestrina Dedicate all'Eminentissimo, e Reverendissimo Prencipe il signor Cardinale Benedetto Pamphilio. Opera Quinta. - In Roma, Per il Mascardi, 1687. - in fol. massimo. Volume unico di facciate 131, e una carta in principio pel frontespizio. (Nel retto della seconda carta havvi la seguente dedicatoria):
Eminentissimo, e Reuerendissimo Prencipe. Vacò nella cappella Pontificia il luogo d'vn Soprano, e per prouederlo fu stabilito il concorso pe'l 3. di Febraro 1654. e fattomi intendere in Roma, ch' in tal congiontura mi sarei volontieri ripatriato, il Sommo Pontefice Innocenzo X. di glor. mem. hebbe la benignità di differir l' elettione sino al primo di Giugno, perchè impetrata la licenza dalla Cesarea Maestà di Ferdinando III. a cui io seruia, hauessi hauuto il commodo di portarmi à. Roma, come seguì. Nè terminarono qui le gratie della Ponteficia Beneficenza, anzi mi s' accrebbero col sentirmi à parte S. S.tà medesima (fauor non conferito ad altri)& ammettermi non solo al suo seruitio della Cappella, ma destinarmi anche à quello della sua Eccell.ma Casa. Eccessi di gratie, che m'obbligarono à corrispondere con esattezza di servitù, como feci infino à tanto, che dall' habilità, e dagl' anni, mi fu permesso di farlo. Ottenuta poi la giubilatione, e perduta l' habilità del cantare, per non restar infruttuoso, quando par dall'Eccell.ma Casa mi si continuauano l'vsate gratie, m' applicai alla tessitura delle presenti, & altre Messe allo stile della Cappella Papale: valendomi per l' orditura d'esse d' esquisiti Mottetti del Pelestrina (de quali non so ch' altri sin' hora si sia valuto à quest'vso) acciò che quella così maestosa melodia, non più ristretta ad esser sentita, in pochi, e determinati giorni, possa dalla Chiesa Cattolica godersi in ogni tempo dell'anno. Hora poiché risoluo di dar queste alle Stampe, la mia obligata gratitudine vuole ch'io le ponga in fronte il riuerito nome di V. E. per far così chiaro al mondo l'obligationi mie verso l'Eccell.ma Casa, che da V. E. riceue tanto lustro e con lo splendor della Porpora e con la chiarezza della Virtù. A V. E. dunque le dedico, supplicandola à riconoscer da questo picciol tributo l'immensità del mio debito, & insieme à gradir vn frutto nouello, benchè prodotto da pianta annosa, essendo insolito à i Soprani il far passaggio dall' acutezza del canto alla grauità di sì fatto stile. Sotto l' ali della gloriosa Colomba riceuerà l' Opera fomento di longa vita, sì come dal sempre verde Oliuo balzamo salubre contro i morsi dell' inuidia, e da i Gigli, che à V. E. fioriscono di primauera perpetua s' aspergerà d'odorosa fragranza l' Ecclesiastico Rito. Degnisi V. E. d'accettar questa picciol' offerta con quel genio nobilissimo, c'hereditato dà suoi Maggiori hà dato tanto credito, e stima alla Musica, mentre io assistito da così potente, e generosa protezzione, già prometto à questa pouera mia fatica ogni più vantaggiosa felicita, come in espressione del mio immutabil ossequio bacio riuerentemente à V. E. il lembo della sacra Porpora. In Roma il 12. di Marzo 1687. Di V. E. Humiliss. Deuotiss. et Obbligatiss. Seruitore DOMENICO DAL PANE. A tergo dell'ultima carta trovasi impresso il seguente Indice delle Messe A 4. Voci - Doctor Bonus. à car. 2; A 4. Voci - Domine quotando veneris.16; A 4. Voci - Stella, quam viderant Magi. 28; A 5. Voci - 0 Beatum virum. 46; A 5. Voci - Jubilate Deo. 66; A 6. Voci - Canite tuba in Sion. 84; A 8. Voci - Fratres ego enim accepi. 106. La prima metà della dedicatoria di quest' opera è rapportata fedelmente dal Brini, T. II, pag. 47, nota 490.
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