Salmi Intieri Concertati a cinque, e sei voci di Giovanni Brunetti Maestro di Capella nell'Arcivescovado d'Urbino. Con il Basso Continuo per sonar nell'Organo. Dedicati A gl'Illustrisiimi Signori Prencipe, & Academici della Morte di Ferrara. Con Privilegio. - In Venetia, Appresso Alessandro Vincenti. 1625. - in 4°. Canto, Tenore, Alto, Basso, Quinto, e Basso continuo. In tutto opuscoli sei. (Trascrivesi qui appresso la dedicatoria, e un avviso ai lettori posto nel Basso continuo, siccome di non lieve importanza):
Agl' Illustrissimi Signori Il Signor Prencipe et Accademici dell' Archiconfraternità della Morte di Ferrara. Se la pianta è di ragion del terreno che la nodrisce;& i suoi frutti sono di chi è padrone di lei, non hà dubbio, che questi Salmi Musicali, frutti, quali si siano, del mio pouero ingegno, che, quasi pianta, è stato nodrito nel fecondissimo Accademico terreno delle SS. VV. Illustrissime, non siano tutti vostri, & à voi soli, come legitimi, & veri Padroni, non siano douuti. Mentre adunque à voi gli consacro, non vengo à dar cosa mia propria; ma bene à render quello, che è vostro; non à far alcun dono, ma bene à pagar vn antico debito per quei fauori, che dalle SS. VV. Illustrissime ho riceuuto, mentre ho seruito per Maestro di Capella dell'arciconfraternita della Morte. Et è mia gran ventura, che ciò mi succeda in tempo, che il Sig. Marchese Filippo Forni Caualliero di così eminenti virtù, & mio riuerito Signore sia benemerito Principe della vostra nobilissima, & virtuosissima Accademia: & per felice congiuntura il Sig. Maurelio Valerij, quasi nouo Atlante, con tanto suo splendore sostenga hora il peso del Commissariato di Lei. Douendo tanto più assicurarmi, che questi miei Componimenti debbiano con affetto cortese esser dalle SS. VV. Illustrissime riceuuti, quanto più le cose proprie (6 queste sono pur vostre) con occhio partiale sogliono esser mirate. Il che mi darà nuovi studi e fatiche sempre maggiormente nella loro da me sommariamente riuerita & ambita gratia, & a VV. SS. Illustrissime riuerentemente bacio la mano. Di Venetia il 12 giugno 1625. Di VV. SS. Illustrissimo Diuotissimo Seruitore GIOVANNI BRUNETTI AI LETTORI Perchè nel rapresentare ch' ho fatto questi miei salmi mentre erano scritti à penna, vi hò trovato differenza grande nel gavernarli da me, & sentirli rappresentare ad altri. Per questo non ho voluto mancare per sodisfare a me stesso di fare quattro parole con accennare breuemente la mia intenzione; se bene sò che in parte hauranno inteso da altri. Prima sarà scritto per lettera p. significherà piano, & che le parti convertano fra di loro, & doue sarà la lettera f. dinoterà forte, cantando tutte le parti insieme; & in questo caso vi sogliono essere anco li ripieni quali non ho voluto stampare per molti rispetti; ma se alcuno gli volesse, potrà farli da se stesso, principiando sempre doue è segnato forte, e terminare alla intera piano. Circa il presto o tardi con la battuta è necessario ancora questo, ricercando così lo stile; tuttavia mi rimetterò sempre al Moderatore, havendo risguardo à gli affetti esclamationi e qualità de esogetti nel sospenderla, & stringerla, come ben spesso potrà accadere in detti Salmi; e quando cantano tutti, si potrà sempre affrettare vn poco. I tre Salmi, cieo In exitu, Domine probasti me, & Memento Domine Dauid, questi più si affretterà la battuta, più riusciranno & hauranno il loro essere, ricercando così quel stile. Non ho voluto metterui archi per gli accompagnamenti, prosuponendo che l' Organista havendo risguardo alle note antecedenti e sussequenti, con dare anco orecchia alle parti che cantano; possi facilmente venire in cognitione dalle loro relationi gli accompagnamenti che se li deuono. Nel resto procureranno rappresentare l' Opera come è scritta, & con quel maggior affetto possibile, acciò habbia l' intento necessario. Et non si marauiglieranno se l' altre mie opere che di presente vsciranno dalla stampa, tutte saranno di differenti stili; perchè hauend' io pratticato tutte le parti d'Italia, si per hauer hauuto occasione di gouernare capelle, come anco per curiosità; che per ciò ho trouato ogni paese hauere il suo stile particolare, & quello che piace in vn luogo, non piace nell'altro; che per questo mi sono andato ingegnando d' accomodarmi secondo la qualità del luogo. Quello poi sia il meglio, ne lascierò il giuditio a voi altri; che è quanto m'occorre. Viuete felici. Ricaviamo da quanto si è di sopra trascritto che il Brunetti fu maestro di cappella nell' Accademia della Morte in Ferrara, e in altre città, che viaggiò per l' Italia sì per gl' impieghi anzidetti, come per curiosità, il che fa supporre in lui la necessaria agiatezza de' beni di fortuna. Il Piano e il Forte non era cosa nuova al tempo dell'A, vedendosi praticato dal Banchieri intorno al 1600; ma era bensì una novità lo stringere e rallentar della misura a seconda dell'espression dei concetti, e potrebbe quest'esempio d' un antico maestro giustificare la pratica oggidì rinnovata dell' affrettare e allargare il tempo, che taluni potrian credere ritrovato dei compositori viventi. Nel frontespizio di quest'opera vedesi in legno lo stemma dell'Accademia della Morte di Ferrara che qui si delinea: [stemma] Un sepolcro alla cima d' una montagna, sotto di cui in mezzo alle nubi una folgore strisciante; e nel fondo del campo altri massi rappresentanti la terra, o il piede della stessa montagna.
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