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Collocazione: D.35

Riproduzioni
 Digitale:  Museo internazionale e biblioteca della musica 
     Microfilm n.: 1792

 Effrem Muzio, Napolitano
 Censura di Mutio Effrem sopra il sesto Libro de Madrigali di M.r Marco da Gagliano, Maestro di Cappella della Cattedrale di Firenze. Con licentia de' Superiori, in fol. manoscritto steso con tutta accuratezza, probabilmente da D. Girolamo Chiti che ne possedea la stampa.

Quest'opera rarissima, certamente in istampa, uscì in luce nel 1622 in Venezia come dall'approvazione che si vede nel fine, ed è come segue:
1622: 15 Januarij Pro impressione Augustinus Dulcius Secretarius. 1622: 19 Zener Registrato nel Libro dell' Offitio contra la Biastema à carte 76. JOANNES FRANCISCUS RICCIUS Cog.
Le prime carte sono occupate dagli scritti che qui riportiamo. Copia d' vna Lettera Stampata di M.r Marco da Gagliano. «Con l'occasione del pubblicare la presente Opera mi sono risoluto, Lettori benignissimi, di liberarmi d'una fastidiosissima noia, manifestando le mie raggioni contro d'alcuni, che come forse ui sarà peruenuto all'orecchie, da molto tempo in quà si sono messi a vilipendere l'opere mie, e mormorando scopertamente, e benche per parere d'alcuni io duuessi prima che ora risoluermi à così fatta dimostratione, con tutto ciò me ne sono volsuto astenere, auendo sempre stimato, che chiunque senza animosità arà sentita la causa mia, non abbia auto bisogno d'alcuna giustificazione per la mia parte; Sperando che nel medesimo tempo, siccome spesso sono somiglianti, così suole auuenire che per la sua legierezza douesse tosto suanir del tutto cotal rumore. Mà auendo ueduto ormai esser la cosa, fuor del mio credere, scorsa tant'oltre, che la mia riputazione correua qual che rischio di patirne, non mi son potuto più contenere di non muovermi à difendere essa riputazione mia, come quella che dee stimarsi ai par della vita propria, e della più cara cosa che faccia graditi gli Vomini nel cospetto del mondo. Imperò son costretto à pregar tutti che vorranno onorarmi di trattenersi con queste Musiche, à dare vna scorsa à questa breue scrittura, dove se io non m'inganno potran vedere quanto fuor del dritto sia trasportata la volontà di coloro ne quali preuaglia la passione, ed insieme potrà restare appagati, se con raggione hò sofferte sin ora, come di poca stima l'accuse datemi. Quando dunque infin l'anno 1617, io diedi alle stampe il mio sesto libro de Madrigali à Cinque Voci, Muzio Effrem Musico, oggi stipendiato di queste Serenissime Altezze, per quanto mi fu poi riferito, douette biasimarli assai largamente, e notare in essi diuersi errori. E perche magiormente si discoprisse l'animo suo uerso di me, ne formò vna piena scrittura, che fu di non poco gusto ad alcuni che non amauan troppo le cose mie. Questa scrittura fu subbito fatta vedere in diversi luoghi, tanto frà professori di Musica, che fra varii gentiluomini della città, e come che pochissimi sieno quelli che altro voglian sapere di quest'arte che la prattica del Cantare, pochissimi erano anche quelli che potessero ben giudicare se rettamente, o fuor di raggione, auesse trattato l' Effrem in questa materia. Perciò trouarono i miei auuersari aperto campo di poter a grandire, di lodare, d'esagerare, d'inalzare fino alle stelle, come cosa diuina, e non più sentita nel mondo, il valore e l'esquisitezza di Muzio Effrem, opprimendo all'incontro se da me nulla mai fusse vscito di buono, ma sol predicando à tutta lor possa la mia ignoranza, e difetti miei, fui in processo di tempo fatto auuisato di trattamento così odioso, e particolarmente di questa Scrittura; ond'io fortemente disgustato, e sdegnato più del modo col quale ell'era portata che del fatto stesso, mi messi con ogni diligenza a cercar di vederla. E faciendo raggione che siccome io ero certo che coloro che così trattauan me, come poco miei amici, in altre occasioni si eran lasciati trasportare à scoprirmisi contro, cosi potesse essere che anche tale scrittura serbasse il costume medesimo, ebbi gran confidenza che auendola nelle mani, mi fosse per riuscire molto ageuole il discolparmi di quanto per essa intorno all'opere mie fosse stato creduto sinistramente. Ma vano mi riuscì tal desiderio, ne per preghiera, diligenza, ò artificio che io ci vsassi da me medesimo, e c' habbia fatto usare da amici miei, mi è potuto mai riuscire l'auerne copia; anzi costor che l'aueuano inelle mani, scoperto che ebbero la mia volontà ristrinsero uia maggiormeate il mostrarla, e particolar mente in quei luoghi dove si truassero miei confidenti che fosser loro à sospetto di douer farmi parte del contenuto; per la qual cosa di gran uantaggio mi si augumentò la credenza, che vane e di niun momento potessero esser quelle censure, ma solamente prodotte dal desiderio di seminar concetto od a ragione ò à torto ch'io sapessi poco. Imperochè qual proposito sarebbe stato questo di Mutio Effrem e de suoi seguaci, l'avere scoperto nelle mie musiche errori ueri e manifesti, e fondati su le buone regole, e poi uolere con tanta seuerità tenermeli ascosi! quanto meglio aurebbero eglino conseguito lo intento loro di chiarirmi poc'intendente dell'arte mia se mi auessero squadernato sul uiso vna gran mano d'errori, da quali volendo difendermi, io fossi sforzato à difendere il falso, ò cedere vmile, ed inchinarmi alla lor tanta esaltata et agrandita inteligenza ? Mosso dunque da tal raggione, io mi persistetti nell'opinion mia, siccome io son di presente, che Mutio si usntagiasse fuor del douero, e i suoi aderenti intraprendesser, per atterrarmi, in materia tale, che quando si ue desse, e s'esaminasse, non fosse lor per regger trà le mani. E nel vero, ricercando più à dentro l'origine di questa scrittura, come non è egli ancor uerisimile, che uno come à Mutio Effrem, che per quel che si è visto non si è mai cimentato à compor troppe cose, e che non hà auto mai animo di far veder per le stampe se non va sol Madrigale, come non è egli uerisimile, dico, che si possa esser grandemente ingannato nel giudicare delle mie compositioni, e non ben sicuro della verità dell'oppinion sua, abbia cercato per tutti persi ch'io non la vedessi mai, temendo forse ch'io discoprissi le sue fallacie e ne potessi render buon conto ? La Musica è vna di quelle arti che non fà l'uomini eminenti senza l'operazioni, e siccome non sarà mai stimato vn Gran Medico senza l' Esperienza e la prattica di aver medicato e guarito moltiasimi infermi, cosi non deue stimarsi gran musico chi con molti componimenti e perfetti non à dato saggio di se per le scuole dell'intendersi. Nell'operare s'incontrano tali difficolta che non s'immaginaron mai, e tal cosa si stima talor perfetta, che pratticata poi non val nulla, siccome interuiene anche spesso per lo contrario. Interuiene ancora che tal uolta l'uscir di Regola cresce non poca bellezza all'opera, siccome mi uien detto esserne molti esempli in architetture eccellenti: e nelle Musiche di quei grand' homini che noi più stimiamo, son frequentissimi; le quali sregolate bellezze à chi non s'auanza tropp'oltre nell'Esperienza possono esser tenute grossissime inauertenze, et errori da principianti. Potendo dunque l' Effrem come non ben prattico nel bel comporre, ben che per altro fosse esquisito, essersi in questi e altri somiglianti particolari ingannato ageuolmente, ò sempre tenuto, e con tutte l'altre raggioni tuttauia tengo com' ò già detto, che senza alcun fondamento fosse formata questa Scrittura contro di me, e siccome io la tenni per cosa vana credetti sicuramente che da se stessa douesse tosto suanire e fornir seco tante mormorazioni. Ma poi che trouandomi ingannato nel mio parere, in cambio d'indebolirsi l' ho vedute tutta uia prender forza, e non solamente, essersi contentati questi miei auuer sarij di empierne Firenze sola, ma auerne fatte vscir fuori per molti luoghi d' Italia, ne quali lunghi peruenendo non la Scrittura, ma la nouella di essa molto indistinta e confusa, non è mancato d'apprendersi in alcuno qualche dubbiezza de fatti miei. Il perche non potendo più soffrire, costretto à difendere la reputation mia, l'onor mio, le fatiche mie, doppo tanto tacere, doppo comportar tanto, mi uengo a risentire con questa scrittura. E mi son risoluto con tanto maggior animo, in quanto che per l'auanti io mi fidauo solamente su le probabili congietture, nel che poteua forse toccare à me l'ingannarsi, e ora da qualche tempo in qua ho saputo per certo modo alcuni particolari d'esse censure, de quali se così sono come mi è detto, confermandomi più sempre nell'opinione mia, non ò da temere. Fo dunque sapere à tutti quelli che circa tal fatto sentisser contro o di me, et à Mutio Effrem in particolare che io non ho fatto fin ora risentimento di questa scrittura perche non l' ho veduta e non l' ho stimata e non la stimerò mai fino a tanto che io non la veggo, e uedutala credo d'auer à esser del medesimo vmore. Però s'ei vuoi che io la stimi, s'ei crede d'auermi convinto con le sue raggioni, e di farmi stimare per l'auue aire qual egli à procurato di far ch'io sia stimato insin ora, pubblichi la sua scrittura o faccia in modo ch'io la possa vedere; che altrimenti, contenendosi in questa maniera, la raggione è contro di lui, e se io non m'inganno, scopertasi per questa mia dichiarazione la realtà del fatto, io presumo di rimanere discolpato appieno, e di auer riuoltatogli ad dosso qualunque mala apprensione che auesser di me diuulgata le sue parole, o de suoi seguaci.» Il fine.
«Molto Reverendo Marco da Gagliano. Se la seruitù dell'Ill.mo, et E.mo Sig. Principe di Venosa per lo spatio di uentidue anni, accompagnato dal fauore fattomi dall'Altezza Serenissima di Mantoua d'auermi honorato del carico di Maestro di Cappella della sua serenissima Cammera, et ultimamente l'esser io stato fauorito dall' Altezza Serenissima di Toscana d'essere arrolato nel numero de suoi valorosi Musici non vi anno ò M.r Marco mosso à credere ch'io sia musico, vi moueranno senz'altro questi a piè notati errori, che da giouani desiderosi d'apprendere da me le uere regole del Contrapunto, ne vostri Madrigali sono stati ritrouati e da me approuati, mossi da giusto sdegno preso contro di voi, perchè palesemente laceraui il Quinto e Sesto Libro de Madrigali di detto Ecc.mo Signor Principe tanto celebrato et ammirato, e che me non teneui per Musico; De i quali Errori, se in questa vostra lettera dite che si formasse scrittura, e se ne desse copia non solo alla città di Fiorenza, ma à tutta Italia ancora, come Voi solo che in quel tempo ui moriui di voglia di auerla, non ue la potessi cauare; e perche non soggiungete che essendoui offerta da vn Gentil huomo e Caualiere amico commune con molti Madrigali, Mottetti, Messe, et altre mie fatiche con la sua Casa insieme, mentre di ciò seco grandemente vi doleui, affine che venendo meco à virtuoso cimento, ui liberasti da queste censure, non uolesti accettarla ? questo non potete negare, sì perche è noto à tutta la Città, sì perche mi vien detto che sete persona di buona conscìenza; Mi ricordo bene, perche non ho del tutto perduta la memoria, che alcuni mesi doppo tale offerta l'andaui cercando con grandissima ansietà; Mà questo fu, e sia detto in uostra pace, all' hora che a' vostri preghi fu commandato con grandissimo rigore da chi poteva, che nè meno si mostrasse, non che se ne dasse copia. Mà se deue chiamarsi vero Musico colui che con molti e perfetti componimenti (per seruirmi delle vostre parole) hà dato di se buon saggio, come dunque per l' opere vostre, molte in uero, mà Imperfette per esser piene d'errori ardite attribuirui il nome di Musico, e per le mie beghe di minor quantità, ma perfette e buone, volete che io ne sia al tutto indegno ? bisogna darsi ad intendere Messer Marco da Gagliano che val più vn buon Madrigale che cento Madrigalesse. Non consiste l' esser Eccellente nella Medicina nell'auer quantità d'Infermi, e per l' ignoranza e mala cura storpiarli ò farli morire, ma nel sapere bene applicare i rimedi, e con essi ridurli alla pristina sanità, il che non si può fare con la sola prattica e senza Teorica, perche la sola prattica spesse uolte è caggione che si faccino grauissimi errori, si come è interuenuto à Voi che sete alquanto prattico, è niente Tèorico. Non escono similmente delle Regole e misure i buoni architettori, e però nell' opere loro non trouerete mai capricci, quali uoi chiamate sregolate bellezze: Guardate Messer Marco che non ui siate stato dato ad intendere, come à poco esperto in tale professione, che sia intentione di buon architetto quella che è di semplice muratore. Orsù fate capitale di questo mio auuertimento, acciò non incorriate di nuouo in così fatti mancamenti, e camminate per l' auuenire per la strada commune delle Regole, e crediatemi che farete assai se per quella non inciamperete; e non ui curate di metter alla stampa, perche l'opere uostre (come ognuno da questo spartito può giudicare) meritano piu tosto di star sepolte nelle tenebre che di goder la luce. E perche conosciate che queste censure non sono cose vane, e che siano per mancarui fra le mani, le stampo à vostra requisitione, e pria harei sodisfatto al uostro desiderio in questa maniera se prima me l' auessi accennato. Quali manterrò à Voi et à vostri Seguaci in eterno, che sono uere e reali, e in mia assenza suppliranno per me i miei adherenti, quali ancora con la scorta delle buone regole ui faranno co noscere quanto siate trauiato dal dritto sentiero, e ui indrizzeranno con i loro ammaestramenti alla perfezione. Spero che subito che l' aurete bene esaminata muterete pensiero, e non sarete del medesimo humore, come troppo arrogantemente ui vantate. E con esse ancora stampo questo mio Madrigale, acciò studiandolo possiate uenire in cognitione, quali siano le regolate bellezze, e imparate la tela, l'intrecciatura, e il buon vso delle corde forastiere così facendo ui chiarirete esser io più meritevole del nome di Vero Musico che non è la Reuerenza Vostra, alla quale N. S. conceda per l' auuenire maggior profitto nella Musica che non ha fatto per il passato. Vivete felice.» MUTIO EFFREM.
A questa insolentissima lettera succede il Madrigale a 5. dell' Effrem Tu miri o vago et amoroso fiore ch' ei pretendea dover servire di modello al Gagliano. Poscia si veggono i madrigali di questo ultimo, tutti in partitura, e preceduti dalle critiche del censore avversario che con crocette segnò i pretesi errori di quelle musiche. Non ci occuperemo o della sodezza o della fallacia di codeste censure; ma bensì noteremo l' inurbana insolente e riprovevole maniera tenuta dall' ex Maestro di Cappella del Duca di Mantova nella polemica occorsa tra lui e il Gagliano: chè quando pure avesse questi riprovati dei madrigali del Principe di Venosa, non era poi ciò sconvenevole a un provetto compositore come il Gagliano, nè forse lo stesso Gesualdo sen sarebbe risentito in guisa si virulenta e con tanta nauseante arroganza. In quanto alle notizie biografiche sulla persona dell' Effrem altro non possiamo dirne all' infuori di quello ch' egli stesso ne palesa nel principio della qui addietro trascritta sua lettera. Muzio Effrem vivea ancora del 1626 nel qual anno pubblicò in Napoli il primo libro de' Madrigali a 6. voci del Principe di Venosa, intitolando l' opera alla vedova del medesimo Donna Leonora d'Este Gesualdo. Di questi Madrigali del Venosa noi possediamo la parte del Quinto. Che l' Effrem fosse napolitano lo raccolgo da due suoi Madrigali impressi nelle Musiche de alcuni eccellentissimi Musici composte per la Maddalena, Sacra Rappresentazione del Sig. Gio. Battista Andreini Fiorentino. Venetia, Magni, 1617, in fol. Quivi l' autore è detto Napolitano. Veggasi anche la Prefazione di Romano Micheli alla sua Musica vaga e artificiosa.

Nomi: Effrem, Muzio.   
 
Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna: I, pp. 76-79           
Antiche collocazioni: 0229 (catalogo Sarti, circa 1840)  
ID: 770     


LEGENDA  
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