Il Terzo Libro de Madrigali a Cinque Voci di Girolamo Vespa Maestro di Cappella dell'Arciuescovato di Fermo, nouamente composti, & dati in luce. - In Venetia, Appresso Ricciardo Amadino. 1590. - in 4°, Tenore e Quinto. (A tergo del frontespizio è impressa la seguente dedicatoria):
Al Serenissimo Gran Duca di Toscana Don Ferdinando Primo. Signor, et Patron mio Colendissimo. Tra le molte heroiche, & segnalate uirtù, Serenissimo Gran Duca, che hà veduto et ammirato il mondo ne i Prencipi della sua Nobilissima Casa con successione continouata et quasi hereditiria, è stato ò principale, ò tra principali l'hauer sempre amato, et fauorito, et con benefitij prouocato i virtuosi à consagrar à si grati Signori, come à loro protettori i migliori frutti che habbia l' ingegno et la dottrina loro potuto produrre: et perchè l' Altezza Vostra si come hà auanzato gli antecessori suoi in ogni altra sorte di virtù, così in questa di gran lunga precede à ciascuno di loro, però non à marauiglia, se per dar lunga, ò più tosto perpetua vita alle loro compositioni i più belli ingegni del mondo, non che d' Italia sola ò delle lodi di lei a di qualche sua più pregiata et più rara, virtù adornano et fregiano i lor libri ò à quella, come a propitio lor nume gli dedicano, et gli consagrano certi di non poter alle fatiche loro trouar presidio et appoggio ò più grande, o più amoreuole et più grato. Questa è stata la cagione, Colendissimo Padron mio, che io mosso dalla fama non tanto della grandezza di quello stato, et dall' altezza di quel grado, doue l' hà Dio chiamato e alzato il suo molto et gran merito per benefitio comune de buoni, quanto di quella humanità et gratitudine, con la quale è solita riceuer simili doni da suoi deuoti, hauendo a mandar nella luce della stampa alcuni miei madrigali, habbia fra tutti i prencipi d' Italia scelta l'Altezza Vostra, che sia loro protettore, et à me patrone così, come sono io à lei se ben humile, et basso, amoreuol nondimeno, et deuoto seruidore, ancorche ignoto, con certa speranza, che nel riceuer questo 'dono ch'io offero et consagro al suo glorioso nome, sia la bontà sua per riguardare non la picciolezza del presente che se le fà da vn suo picciol serno, ma la grandezza dell' affetto dell' animo, col quale insieme con i frutti del suo poco colto, et poco fertile ingegno le dedica se stesso in seruitù perpetua; fauoriscalo ella all' incontro d'accettarlo con lieta & benigna fronte, degnandosi talhora, quando men' occupata si troua, porger grate orecchie all'armonia di questi humili canti. Con che pregandole da Dio perpetua felicità, le bacio humilmente la mano. Di Fermo alli 25. Giugno 1590. Di V. Serenissima Altezza Deuotissimo Seruitore GIROLAMO VESPA. Nel 1590 Il Vespa era maestro di cappella in Fermo, e nel 1591 era nella cattedrale d' Osimo.
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