Cantate da camera a voce sola di Don Emanuello Baron d'Astorga, dell'Agliastro, Millaina, e Mortilletto: dell'Ordine Senatorio di Palermo, e Feudatario del Regno de Sicilia. - In Lisbona Occidentale, nella Stamperia Musicale. 1726. - in fol. oblungo, in ital. e castigliano. Partitura di pag. 104. (V'ha la seguente):
PREFAZIONE Ancorche la Musica, non men che tutte l'altre scienze, sia, per quel che riguarda il suo principale oggetto, sempre la medesima in qualsivoglia paese; nondimeno si osserva che o per la diversità del metodo con cui vien trattata, o per la varietà de' genij di coloro che la professano, ella da un clima all' altro differisce notabilmente. E senza parlare di que' popoli barbari, e a noi remoti, i quali con certe strane modulazioni di suono formano i loro musicali concerti, che al nostro gusto sembrano un puro frastuono, anche tra le nazioni più culte della nostra Europa, quel che agli uni pare un artificioso composto di perfetta armonia, riesce agli altri una strepitosa e spiacevole dissonanza. Chi di loro s' abbia ragione, io nol so, ma so bene che i migliori Autori che di questa scienza hanno scritto, riducendo alla pratica d' una ben ordinata melodia le regole purarnente teoriche degli antichi scrittori, sono o Spagnuoli o Italiani. E può ben dirsi che i componimenti Musicali che in Italia et in Ispagna da un secolo in qua sono stati pubblicati, sembrano per così dire formati su l' istesso modello. Ma come che nello stile che gli Autori di queste due nazioni hanno usato in composizioni gravi, e da chiesa, si trovi una perfetta somiglianza; ella certarnente tale non si ravvisa (che che ne sia la cagione) in quelle altre che per la camera o per lo teatro son destinate. Il perchè mi è caduto in pensiero di conciliare, se fia possibile, una tal discordanza: movendomi a ciò fare et il genio che fin da' miei primi anni mi indusse ad imparare per mio diletto questa scienza, e l' interesse che per impulso della natura io prendo per ambe le nazioni: riconoscendo per Patria non sol l' Italia ove io ebbi il mio nascimento, ma anco la Spagna, ove l' ebbero i miei maggiori. Per mettere in opera questo disegno, e darne un saggio che regga alla prova dell' esperienza, ho composto queste cantate, adattando la Musica alle parole di esse Spagnuole et Italiane con quella maggior proprietà che parmi che si con venga per la naturale espressione de' concetti; di modo che, se ben le une siano traduzione delle altre, si uniscano nondimeno sì fattamente con la Musica, che l' une e l' altre abbino per se stesse un' aria d' originale. Per giudicare adunque se nel fine propostomi io mi sia apposto, bisogna intendere perfettamente le due lingue, Castigliana, et Italiana: conoscere bene la differenza delle frasi proprie a ciascheduna di esse, et avere il gusto assuefatto alla Musica di ambe le nazioni. A chi mancasse qualcheduna di queste condizioni, assai disagevole sarebbe il comprendere la difficoltà di questa impresa; e non meno difficile il giudicarne con adequato discernimento. Ecco l' indice delle Cantate di questo libro: I. Or su l' olmo et or sul faggio II. Bellissima cagion de' miei voleri III. Vo cercando al monte al piano IV. Come lieto il ruscelletto V. Filli che ascondi dentro al tuo bel seno VI. Saltando mostra ognor VII. Ascolta o bella ingrata VIII. Gran piacer saria l' amore IX. Venticel che sussurrando X. Da te lungi qual martire XI. Chiaro fonte cristallino XII. Per conformarmi al mio destin fatale
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