AD REVERENdissimum in Xpo_ patrem et D. d. Antonium Galeaz. de Bentiuolis Sedis apostolicae prothonotarium B. M. Johannis spadarii in musica humilimi professoris eiusdem musices ac Bartolomei Rami pareie eius preceptoris honesto defensio In Nicolai Burtii parmensis opusculum. (Nel retto dell'ultima carta così si trova impresso): REGISTRO A. B. C. D. E. F. Tutti son quaderni excepto lultimo che e quinterno. LAVS DEO Impresso ne lalma: et Inclyta cita di Bologna per mi Plato de Benedecti Regnate_ lo Inclyto: et illustre. Signor. S. Zohane di Betiuogli de lano_. MCCCCLXXXXI. adi XVI. de Mazo: - in 4° picc.
L' opera non ha numerazione dl carte, ma sono in tutto cinquanta. V' ha bensì il registro A-F. Sotto alla data surriferita vedesi in legno la marca impressoria di Platone de' Benedetti. Trascriviamo qui appresso alcuni squarci notabili dell' opera: Car. 2. «e nulla diceui auanti a lui. Anci landaui cum gli altri discipuli ad audire: quando publico cum tanta subtilita dilucidaua questa delectabile scientia di musica: alla qual mai sei stato capace: forsi colpa della tua peruersa anima: ecc.» (Notisi che il Ramis era già partito da Bologna prima del maggio dell' anno 1421. Anzi assai prima). Car. 2, a tergo. «E non ti ricorda quando al mio doctissimo maestro mostrasti certe tue compositione composte cum tanta ignorantia: che tu non concordaui il corra_ cum il soprano. Ma se el tenore era quinta o terza cum lo soprano lo contra era quinta sotto il tenore: che ueniua a essere una nona: o una septima cum lo soprano: e perche il mio maestro humilmente te disse no_ monstrar questi toi canti fora finche non hai imparato un poco: te adirassi: come pessimo a la paterna corectioe_: e di questo ne testimonii ueri Misser pietro gneto don Zohanne da terracina tuo compagno e Don Zohane antonio peccora che allora era cantore di sacto_ Petronio: al qual portasti simile opere e lui come le uide se ne rise: e tu non meno cum lui te adirasti: che cum il primo ecc.» Car. 7. «Rimproverandosi dal Burzio Bartolomeo Ramis perchè avea proposta l'abolizione del sistema essacordale di Guido Aretino sostituendo alle otto corde della scala le sillabe Psal. li. tur. per. vo. ces. is. tas. così vien da Spataro difeso il suo maestro: «Il mio pareia, dice nel capitulo. VII. tractato primo: et anchora capitulo primo tractato terzo: come dici tu essere grosso principio una cosa tanto degna quale ha cussi degna conclusione: per la quale li noui possono prestamente uenir a cognizione della uerità. Senza quelle ambage di mutatioe_ che causano per le uoce del tuo Guido. Ma tu no sai che dire e però io per la parte tua uoglio mouete li dubii che ci possino occorrere: cioè o uero che per queste syllabe se muta qualche cosa della essentia del canto: O uero che sono più difficile per essere piu che sei Quanto al primo dubio se tu nou sei ignorante come tu mostri o se pur sei più che non mostri uidi che toni o uero semitoni o altre specie non se mutano. El secundo ecc.» Car. 14. «Legi un poco quella piena doctrina del mio Pareia et intenderai la uerità, che za erano diece anni che hauea facto quel libro: et an chora no_ lo uoleua porre fora: se non che tanto furono li preghi de li amici: che quasi la terza parte diuulgo: e sempre a me diceua. Io sto più vigilante per liuar via: che per azuzere_ ecc.» Car. 22. «E ben che tutti li musici che son stati dopo Guido te siano contra: e quelli che hogi di uiueno: come Tintoris musico adequato: et otbi: lo quale tu tanto laudi nel capitulo XXI. ecc.» Car. 23. «Aduncha bisogna che siano le mutatioe_ come uogliono li seguaci de Guido: et io ti ho mostrato la ragion perche. E' cussi e bisogno no siano tante: quante lo principe delli musici dice nel capitulo IIII del tractato secundo: nel quale si troua la ragione euidentissima: alla qual musico alcuno non po contradire: ma tu non la intendi: e biastemi cum parole a te conueniente: e dici chel mio pareia e calefato in absentia et in presentia e laudato. Questa è a tutta Italia una bogia euidente: perche dapoi che lui si parti da nui senza proportione sonno le laude sue cresciute excepto da ti maliuolo ... e adesso perchè tu sai che lui e a Roma doue assai piu sonno le uirtu sue cognosciute che qui fra nui: perche iui concorreno homini in ciascuna facultà doctissimi: et e tenuto per maestro delli maestri ecc.» Car. 24. «Da ogni generatione sei calefato: e mostra to a dito: e dicono ecco don nicolo da lopre zuola: et rideno della tua ignorantia per modo che sei facto fabula al uolgo ecc.» Car. 28. «E non dir mai piu che Silio Italico per esser chiamato Italico fusse de Italia: perche lui fu della terra chiamata italica cita in Hispagna nella prouincia Bethica per doe giornate distante da la cita Biatia: doue il uenerabil mio maestro naque ecc.» Questa impertinente critica ha nel fine (car. 48) un capitolo in terza rima in encomio dello Spataro e della musica. Desso è così inscritto: «Carmina Angeli michaellis de salim benis ad Johannem Spadarium.» L' autografo di quest' opera dello Spataro esisteva in Bologna l' anno 1599, come abbiamo nel Trimerone d' Ercole Bottrigari, Giornata, terza pag. 118, laddove parlando d' un antico Antifonario in cartapecora, o vitellina, esistente nell'archivio della Fabrica di S. Petronio, fa dire ad Annibale Melone queste parole: «Io volli già molti anni sono vederlo anch' io (cioè il predetto Antifonario) diuenutone grandemente voglioso per le parole del nostro buon vecchio Giouanni Spataro, che si leggono in quella sua difesa di Bartol. Ramo alla VIIJ. Correttione del Flor. libellj di Nicolò Burtio stampata sin lo anno 1491, la quale ho veduto (passano pochi anni) scritta di sua propria mano.»
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