Misure: tubo d'imboccatura: lunghezza 85; diametro esterno 11,5-22,3, diametro della cameratura 4,8. Tubo conduttore: lunghezza coi tappi 226,5, diametro esterno senza i tappi 26-29,5, diametro della cameratura 11, diametro delle aperture per le cinque capsule 13. Flauto 1: diametro del piede della capsula 3,5; lunghezza della capsula senza piede esternamente 26,6, internamente 17,5; diametro della capsula senza piede 17,3; lunghezza del flauto senza tenone 242,3; lunghezza del tenone 17; bocca larghezza 6,3, altezza 2,3; lunghezza del labium 10,4; distanza tra il bordo superiore della bocca e l'uscita 231; diametro esterno del tenone 17-17,5, all'altezza del canale d'aria 20, al punto più stretto 15,4, all'uscita 25,3; diametro della cameratura 13,2-10,5, all'uscita 25,3. Flauto 2: diametro del piede della capsula 2,8; lunghezza della capsula senza piede esternamente 24, internamente 15,3; diametro della capsula senza piede 14,8; lunghezza del flauto senza tenone 164,3; lunghezza del tenone 14,5; bocca larghezza 5,3, altezza 1,5; lunghezza del labium 10,5; distanza tra il bordo superiore della bocca e I 82,3, II 104, III 123,7, l'uscita 152,8; diametro esterno del tenone 14-14,5, all'altezza del canale d'aria 18, al punto più stretto 15,7, all'uscita 23,1; diametro della cameratura intorno a 8,9, all'uscita 9. Flauto 3: diametro del piede della capsula 4,8; lunghezza della capsula senza piede esternamente 34, internamente 21,8; diametro della capsula senza piede 24,7; lunghezza del flauto senza tenone 362,8; lunghezza del tenone 22; bocca larghezza 9,2, altezza 4; lunghezza del labium 14; distanza tra il bordo superiore della bocca e p 131, I 149,7, II 164,3, III 185,8, IV 214,1, V 242,3, VI 270,5, m destro 292,2, m sinistro 294, uscita 362,8; diametro esterno del tenone 24,3-25,1, all'altezza del canale d'aria 30, all'altezza dei fori m 23,6, all'uscita 37,5; diametro della camera tura intorno a 16,2, all'uscita 16,8; diametro p 5,7 x 5,3, I 6,3, II 5,7, III 6 x 5,5, IV 6,5, V 6, VI 5,8, m destro 5,3, m sinistro 5. Flauto 4: diametro del piede della capsula 3,7; lunghezza della capsula senza piede esternamente 24,5, internamente 16,3; diametro della capsula senza piede 16,3; lunghezza del flauto senza tenone 204,7; lunghezza del tenone 15,8; bocca larghezza 6,2, altezza 2,6; lunghezza del labium 12,9; distanza tra il bordo superiore della bocca e il foro di risonanza 164,2 (estremità superiore del foro) - 178,2 (estremità inferiore), e l'uscita 191,2; diametro della cameratura 11,6-8,8. Flauto 5: diametro del piede della capsula 4,8; lunghezza della capsula senza piede esternamente 30,5, internamente 22,5; diametro della capsula senza piede 23,4; lunghezza del flauto senza tenone 310,6; lunghezza del tenone 23; bocca larghezza 8,3, altezza 3,3; lunghezza del labium 13,7; distanza tra il bordo superiore della bocca e il foro di risonanza 259,5 (estremità superiore) - 270,3 (estremità inferiore), e l'uscita 294,6; diametro della cameratura intorno a 15,8, all'uscita 16,2. Possibilità musicali: lo strumento suona con consta La3 = 446 Hz. E' difficile giudicare con precisione le possibilità musicali. Il flauto 3 rende possibile una scala maggiore a incominciare da Sol3. Comunque produce questa scala quando viene suonato direttamente. S'intende che quando invece è suonato indirettamente, cioè quando l'aria si divide su cinque flauti, la pressione dell'aria non può essere la stessa, e varie note della scala hanno una cattiva intonazione. I flauti 1, 4 e 5 danno bordoni come accompagnamento del flauto principale: flauto i produce Re4, flauto 4 Sol4 e flauto 5 Si3. Ovviamente i fori di risonanza nei flauti 4 e 5 non sono originali. Con la chiusura di questi fori il flauto 4 produce Fa4, il flauto 5 Sib3, suoni che non fanno armonia in Sol maggiore. I fori di risonanza furono quindi praticati per correggere l'intonazione dei flauti 4 e 5. È interessante poi che con la pressione aumentata i tre bordoni 1, 4 e 5 producono uno dopo l'altro l'ottava come seconda armonica. Il flauto 2 con tre fori per le dita può produrre La4-Si4-Do#5 e Re5. È difficile immaginare come i due flauti con fori per le dita possano essere combinati da chi suona. Nota biografica e provenienza: Manfredo Settala (1600-1680), nato a Milano, studiò a Pavia, poi a Siena. Non solo era costruttore di strumenti musicali, ma ne possedeva anche una collezione ordinata in un museo, paragonabile a collezioni come quelle di Michele Todini e del gesuita tedesco Athanasius Kircher, entrambe a Roma, o di Ferdinando de' Medici a Firenze. Il Musaeum Septalianum era situato nella Collegiata di S. Nazaro, di cui Manfredo Settala era canonico, in via del Pantano a Milano. Il catalogo latino della collezione (Paolo Maria Terzago, Musaeum Septalianum ... Manfredi Septalae patritii mediolanensis industrioso labore constructum, Dertonae 1664) descrive uno strumento come quello attuale come segue: "Quinque caui buxi in magnam fistulam desinentes cerebroso tono organum referente, opus eiusdem" [Septalae]. Il catalogo italiano (Pietro Francesco Scarabelli, Museo ò Galleria adunata del sapere e dello studio del Sig. Canonico Manfredo Settala nobile milanese ..., Tortona 1666) lo descrive come "Una zampogna, o armonia di flauti à cinque canne di busso tutte a suono diuerso capriciosissime, quali hanno la regola principale, in 4. in 5. in 3. & 8, opera del medesimo Signore". Le cifre si riferiscono agli intervalli tra i singoli flauti: quarta tra i flauti 1 e 4; quinta tra i flauti 3 e 1,3 e 2; terza tra i flauti 3 e 5; ottava tra i flauti 3 e 4. Abbiamo adottato per questo strumento uno dei termini proposti dallo Scarabelli ("armonia di flauti"). Il termine "zampogna" scelto da questo autore a causa delle canne a suono fisso, che fanno pensare a un tipo italiano di cornamusa, ci è sembrato equivoco. Il Settala costruì più di un esemplare dello strumento in questione. Il primo strumento è descritto nei cataloghi del Terzago e dello Scarabelli. Il secondo strumento è quello descritto sopra. Data l'influenza delle descrizioni nei cataloghi, rimane la possibilità che lo strumento qui descritto sia identico a quello in possesso del Settala stesso. Un terzo strumento è quello che Settala donò al suo amico Athanasius Kircher che lo descrive come segue: "Misit non ita pridem ad me Praenob. ac ingeniosissimus Vir D. Manfredus Septalius amicus sincerissimus; constat 5 fistulis quorum 3 A B C [corrispondenti ai flauti 1, 3 e 5 dello strumento descritto sopra] axi F G insertae, reliquae duae D E [corrispondenti ai flauti 2 e 4] intra axem vidantur circumagi, quis tamen proprie eius vsus fit comperire non licuit". L'illustrazione portata dal Kircher semplifica i dettagli dello strumento. Ad ogni modo mancano piccoli flauti con tre fori per le dita. Se l'omissione di questi fori non è basata su una semplificazione, si deve concludere che lo strumento del Kircher non può essere identico a quello descritto sopra. L'illustrazione dello strumento nel Kircher fu copiata nell’”Encyclopédie méthodique, Arts et métiers mécaniques" (1785). Uno strumento molto simile figura in un dipinto su tela di una collezione privata a Milano. Il quadro è stato attribuito a Evaristo Baschenis (1617-1677) o a Cristoforo Munari (1667-1720). Nemmeno questo strumento si può identificare con quello descritto sopra; c'è sì un flauto con tre fori per le dita, ma questo si trova al posto del flauto i (all'estrema destra) nello strumento di Bologna. Questo strumento - sia o no proveniente dal Musaeum Septalianum - giunse al Liceo Musicale (n. 29), da dove passò al Museo Civico Medievale. Fu prestata attenzione a questo curioso strumento già quasi un secolo fa: ne furono fatte copie per il Museo degli Strumenti Musicali del Conservatorio Reale di Bruxelles e per la collezione Crosby Brown a New York. Nei cataloghi d'entrambe le collezioni lo strumento è chiamato flûte polyphonique, un termine che abbiamo adottato come alternativa nel titolo della descrizione. Bibliografia sugli strumenti di Settala e sulle copie [fonti antiche]: Kircher (1650), pp. 506-507. - Terzago (1664), pp. 285-289. - Scarabelli (1666), pp. 363-368. - Diderot-d'Alembert (1785), tav. 17, fig. 14. |