strumento
Chitarra battente (o barocca?), Italia, sec. XVIII
inventario
1827
rif. Catalogo van der Meer
n. 109 (=pp. 111-112)
collocazione
MdM: Deposito
 
Scritte in inchiostro sulla tavola: tra il manico e la rosetta LAUDATE EUM / IN PSALTERIO ET CITHARA / PSALMUS 150 / VERS: 3; sopra il ponticello CAROLUS DE TONONIS FECIT BONONIAE / SANCTI MAMULI; sotto il ponticello tra i due intarsi I. M. RESTAURAVIT ANNO 1785.
Materiali: conifera, ebano, cipresso, noce, palissandro, frassino, pero, olmo, eventualmente altri legni non determinati, pergamena, osso, avorio.
Le parti originali di questo strumento - la tavola, la rosetta, probabilmente anche il manico e la paletta - appartenevano a una chitarra battente. La tavola è di conifera con una piega, dove nello stato originale si trovava un ponticello non attaccato alla tavola. La tavola dimostra tracce di piccoli danni tra la rosetta e il ponticello sotto la vernice che è di un periodo posteriore. Questi danni possono essere spiegati con la supposizione che la chitarra battente fosse pizzicata con un plettro. Sotto il ponticello ci sono nella tavola due intarsi di ebano, quello superiore in forma di cuore rovesciato, quello inferiore in forma di triangolo con bordo dentellato. Nella tavola c'è una bella rosetta di pergamena a imbuto col centro rialzato. La rosetta è geometrica a base esagonale. Intorno alla rosetta ci sono due filetti di legno tinto nero.
Come tutte le chitarre battenti, anche questo strumento aveva in origine un fondo bombato e fasce alte composte di doghe. In un'epoca successiva la chitarra battente fu cambiata in chitarra con la sostituzione delle fasce e del fondo. Attualmente le fasce sono di cipresso - i due pezzi di noce inseriti in un modo molto grossolano sono dovuti ad una riparazione ulteriore - con una striscia di palissandro sullo zocchetto inferiore, attraversante le fasce dalla tavola sino al fondo. Il fondo attuale, piatto, è pure di cipresso con un bordo di legno tinto nero. Il pezzo di frassino inserito nel fondo è parte di una riparazione posteriore. Il manico di legno semiduro impiallacciato con strisce di palissandro e di osso è probabilmente quello della chitarra battente. Il capotasto è di osso. Manca la tastiera, che continuava per 12 mm sopra la tavola. Dove si trovava la tastiera ci sono nel manico tracce di nove tasti inseriti di metallo, osso o avorio, ora mancanti. La paletta con sagoma dentellata, di palissandro con strisce di avorio sul retro, è probabilmente quella della chitarra battente. I 5 x 2 piroli di pero, posteriori, non sono originali. Nemmeno originale è il ponticello di olmo, con una base molto grossolana dello stesso legno, ora attaccato alla tavola. Ora le 5 x 2 corde sono attaccate a cinque chiodi nella fascia inferiore sotto il ponticello.
In un'epoca posteriore lo strumento intero, incluse la tavola e la rosetta, fu coperto d'una vernice densa color rosso marrone. 
Misure: lunghezza totale 705; lunghezza della cassa 422; distanza tra l'estremità superiore della tavola e il centro della rosetta 134, la piega nella tavola 237; larghezza superiore 185, centrale 150, inferiore 233; altezza delle fasce 85 (alla giuntura col manico) - 81; lunghezza del manico 208; larghezza del manico 44-51; lunghezza della tastiera mancante 220; lunghezza massima della paletta 75; lunghezza vibrante delle corde 496.
Interpretazione: come s'è già detto, della chitarra battente originale sono conservati la tavola con gli intarsi e la rosetta, e probabilmente il manico e la paletta. Se è credibile la scritta che dice del "restauro" da parte di I. M. nel 1785, è da supporre che in quest'anno fosse raddrizzata la tavola e fossero aggiunti fasce e fondo. La scritta con la citazione dal salmo 150 fa pensare a Leopoldo Franciolini, attivo a Firenze come negoziante e falsificatore di antichi strumenti musicali dal 1879 al 1920. A Franciolini, che non sapeva copiare la firma più semplice senza far errori, è attribuibile, oltre la citazione del salmo 150, la "firma" del Tononi. Quest'ultimo non firmava mai i suoi strumenti in inchiostro, ma solo con etichette o con marchi a fuoco. Inoltre questo liutaio si chiamava Carolus Tononi oppure Carlo Tononi, mai Carolus de Tononis. Attribuibili a Franciolini sono verosimilmente anche la riparazione delle fasce e quella del fondo, il capotasto, il ponticello, forse anche i piroli e la vernice sullo strumento intero. 
 

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