strumento
Adolphe Sax, Clarinetto basso in Sib (21 chiavi), Paris, circa 1850
inventario
1849
rif. Catalogo van der Meer
n. 064 (=pp. 68-69)
collocazione
Sala 7
 
Marchio sul bocchino, sul pezzo superiore al di sopra della chiave La3, e sul pezzo inferiore tra le chiavi Mi2 e Fa#2: giglio francese / AD. SAX & Cie / PARIS. In origine i marchi erano dorati; ci sono ancora avanzi della doratura.
Materiali: acero tinto scuro, alpacca.
Lo strumento ha la forma di pipa ed è composto di cinque parti: bocchino, collo d'oca, parte superiore, parte inferiore e campana, quest'ultima piegata in alto. I pezzi superiore e inferiore hanno pareti estremamente sottili. Ci sono tenoni alle estremità inferiori dei pezzi superiore e inferiore. Il foro IV è situato così in alto sul pezzo inferiore, che penetra anche il tenone del pezzo superiore. Intorno alle mortase all'estremità inferiore del bocchino e alle estremità superiori dei pezzi superiore e inferiore ci sono ghiere di alpacca. Sul retro del pezzo inferiore c'è un supporto di alpacca per il pollice destro. Attaccato alla ghiera superiore del pezzo inferiore c'è un occhiello per infilare una corda. Il collo d'oca e la campana sono di alpacca. La campana ha un bordo del tipo francese.
Disposizione delle chiavi:
1) I fori p e I - VI sono provvisti di chiavi aperte a leva semplice per l'anulare, il medio e l'indice delle mani destra e sinistra e per il pollice della mano sinistra. Ci sono quindi chiavi aperte per
Sol2, La2, Si2, sul pezzo inferiore; Do3, Re3, Mi3, Fa#3 (pollice) sul pezzo superiore;
2) Inoltre lo strumento ha le chiavi seguenti:
a) sul pezzo inferiore:
Mi2 (aperta, con leva lunga, per il mignolo sinistro);
Fa#2 (chiusa, con leva lunga, per il mignolo sinistro);
Fa2 (aperta, per il mignolo destro);
Sol#2 (chiusa, per il mignolo destro);
Sib2 (chiave traversa chiusa col piattino a sinistra, per l'anulare destro);
Si2 (chiave di risonanza aperta, da chiudere con la chiave La2 sopra il foro V);
b) sul pezzo superiore:
Do#3 (chiusa, per il mignolo sinistro);
Mib3 (chiave traversa chiusa col piattino a sinistra, per l'anulare sinistro; chiude automaticamente la chiave Re3 sopra il foro II);
Mib3 (chiusa, con leva lunga, per l'indice destro);
Fa3 (chiusa, con leva lunga, per l'indice destro);
Sol#3 (chiusa, per l'indice sinistro);
La3 (chiusa, per l'indice sinistro);
Sib3 (chiusa, per il pollice sinistro);
c) sul collo d'oca:
portavoce (chiuso, per il pollice sinistro).
Il sistema è quello d'un clarinetto a tredici chiavi (Mi2 e Fa2 come chiavi aperte; Fa#2, Sol#2, Sib2, Do#3, Mib3, Fa3, La3, Sib3, Si3 e portavoce come chiavi chiuse, e una chiave di risonanza Si2; cfr. ad esempio il 1791 di Brusa (scheda 59) con raddoppio della chiave Mib, alle quali quattordici chiavi vengono aggiunte chiavi aperte sopra i fori p e I - VI. Un influsso del sistema Böhm è la chiave di risonanza aperta, da chiudere non con anelli mobili, ma con la chiave La2.
Le chiavi sono di alpacca. I piattini sono emisferici con un bordo verticale, e hanno cuscinetti. Delle chiavi sopra i fori p e I - VI, le leve di p, I, III, IV e VI sono parallele al tubo, e hanno palette separate; le chiavi di II e V hanno invece leve traverse e vengono chiuse col dito direttamente sul piattino. La maggior parte delle chiavi ha supporti in colonnini, ma la leva di Mi2 e la chiave Fa#2 hanno supporti in una sella comune. Ci sono selle conduttrici per le leve lunghe di Fa#, Mib3 per l'indice destro e Fa3, poi per Sib3. La maggior parte delle molle è di acciaio; queste sono avvitate alle leve. Il foro della chiave Sib3 ha un bordo rialzato di alpacca che attraversa sia la mortasa del pezzo superiore, sia il tenone del collo d'oca. Il foro del portavoce ha un bordo rialzato di alpacca e un coperchio perforato. I rivestimenti di alcuni fori risalgono parte a riparazioni successive, in parte al restauro del 1989. 
Misure: ingombro 1130; lunghezza totale del tubo 1340; lunghezza del bocchino 108; lunghezza della mortasa del bocchino 20; lunghezza del collo d'oca 206; lunghezza del pezzo superiore 370; lunghezza del tenone del pezzo superiore 43; lunghezza del pezzo inferiore 441; lunghezza del tenone del pezzo inferiore 37; lunghezza della campana 235; distanza tra l'estremità superiore del pezzo superiore e p 173, I 192, II 257, III 324, IV 398, V 471, VI 536; diametro esterno del bocchìno 1942, del collo d'oca circa 28-34, del pezzo superiore 44,8, del tenone del pezzo superiore 35,1, del pezzo inferiore 44,854, del tenone del pezzo inferiore 50,8, della campana 56 175; diametro della cameratura nel bocchino 14,8 32, nel collo d'oca 26-36, nel tenone del pezzo superiore 29, nel tenone del pezzo inferiore 42,8, all'uscita 173.
Fondamentale: Re1 (Mi2 in Sib) con corista di La3 = 440 Hz.
Cenno biografico: Antoine-Joseph Sax, che si faceva chiamare Adolphe, nacque a Dinant (attualmente nel Belgio) nel 1814, figlio di Charles Joseph Sax (1791-1865). Quest'ultimo aprì una fabbrica per strumenti a fiato a Dinant poco prima del 1815, che fu trasferita a Bruxelles nel 1815. Già Charles Joseph Sax fece diverse invenzioni, tra cui il corno omnitonico e un nuovo sistema di chiavi dell’oficleide furono le più importanti. Adolphe Sax lavorò prima nella fabbrica del padre, e già a Bruxelles presentò alcune invenzioni importanti, ad esempio un clarinetto a 24 chiavi nel 1830, e un nuovo clarinetto basso nel 1838. Adolphe Sax aveva un carattere assai difficile, e una lite lo indusse a spostare la fabbrica a Parigi nel 1842. Nella capitale francese fece numerose invenzioni dal 1842 al 1852. Tra queste soprattutto i saxhorn e i saxofoni raggiunsero una grande importanza; questi strumenti sono usati ancora oggi nelle bande, e i saxofoni inoltre nell'orchestra sinfonica e nei complessi di jazz. Dal 1852 diminuiva progressivamente l'inventiva di Sax: una serie di processi lo condusse a tre fallimenti. Ciò nonostante le qualità dei suoi strumenti rimase tale che la vendita procedeva in maniera tale da portare alla chiusura delle botteghe di vari concorrenti. Adolphe Sax morì a Parigi nel 1894. La fabbrica fu continuata dal figlio Adolphe II Sax. 
Documenti:
Relazione di restauro (R. Weber, 1989)

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